Mozambico

Cabo Delgado Mozambico: dagli attacchi del 2017 alla crisi internazionale del 2020

Una crisi aperta che continua a essere volutamente sottovalutata

Marco Tamburro

Prima dell’ottobre 2017, la provincia settentrionale mozambicana di Cabo Delgado vantava la terza baia più grande del mondo che si trova nella capitale Pemba, che pullula di delfini, una vasta gamma di specie di pesci, coralli duri e molli. La sua lunga costa è caratterizzata da spiagge di sabbia bianca e da una moltitudine di isole che sono una destinazione perfetta per i turisti.

La scoperta di importanti riserve di gas nel bacino del Rovuma, al largo della costa di Cabo Delgado, di gas naturale liquido (GNL) – stimato come il quarto più grande del mondo – ha suscitato prospettive importanti per la popolazione. Tuttavia, i posti di lavoro promessi non si sono ancora materializzati ed un grande problema di redistribuzione della ricchezza permane tutt’oggi.

Nel frattempo, l’insurrezione ha interrotto diverse attività economica di sostentamento per la popolazione locale, oltre ai grandi progetti su GNL.

Gli investimenti GNL situati nella penisola di Afungi sono forse i contributi più significativi all’economia formale della regione, per un totale di 20 miliardi di dollari di investimenti in infrastrutture. Nel maggio 2021, la compagnia energetica francese Total ha dichiarato la forza maggiore sui suoi obblighi contrattuali per la lavorazione del GNL e ha sospeso le sue operazioni a causa della crescente insicurezza.

Questa drastica decisione è stata anche un significativo punto di pressione per il governo del Mozambico, e ha catalizzato un maggiore intervento militare nella regione. Poco dopo l’annuncio di TOTAL, il presidente Nyusi ha incontrato bilateralmente il presidente francese Macron a margine dell’Africa Financing Summit di maggio.

In ritardo, il governo ha cominciato a cercare il sostegno di altri paesi nella sua lotta contro l’insurrezione. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea, attraverso l’ex potenza coloniale Portogallo, sono intervenuti per aiutare ad addestrare i soldati mozambicani. Nel giugno 2021, la Comunità per lo Sviluppo dell’Africa Meridionale (SADC) ha sancito il dispiegamento di una forza regionale per aiutare a reprimere l’insurrezione e ripristinare la stabilità nella regione colpita dal conflitto. Al momento il dispiegamento della SADC era ancora in corso. 

Ancor prima pero, le truppe ruandesi, che si trovano in Mozambico dal 9 luglio, sono guidate dal maggiore generale Innocent Kabandana. Innocent Kabandana è già stato negli Stati Uniti d’America (USA), in Canada, nella Repubblica Democratica del Congo e in Burundi. Dal 2020, ha comandato l’Accademia Militare del Ruanda.

Nel 2017 i primi attacchi furono qualificati come azioni criminali un po’ meglio organizzate rispetto agli sporadici furti o azioni violente che ogni tanto accadevano nell’estremo nord.

Con l’aumentare degli attacchi tra cui il primo davvero clamoroso a Mocimboa da Praia nell’ottobre 2017 accesero l’attenzione a livello internazionale sulla situazione a Cabo Delgado.

Secondo diverse analisi, l’insurrezione ha origini locali: i suoi membri sono principalmente cittadini mozambicani provenienti da Cabo Delgado – anche se ci sono segnalazioni aneddotiche di cittadini stranieri dalla vicina Tanzania. Gli autori sono per lo più civili. Ci sono prove anche sul reclutamento di bambini attraverso rapimenti durante gli attacchi.  Gli insorti hanno anche rapito donne e giovani ragazze, che sono poi costrette a vivere con loro come mogli o concubine. La maggior parte dei crimini perpetrati dagli insorti sono raccapriccianti, comprese le decapitazioni.

Interi villaggi sono diventati città fantasma. Mocímboa da Praia, è stata fino a poco tempo fa disabitata per quasi due anni da quando gli attacchi degli insorti nel 2019 hanno cacciato la popolazione locale. Le forze governative sono state in grado di riprendere la città solo all’inizio di agosto 2021 con l’aiuto delle forze ruandesi. La maggior parte delle persone che sono fuggite da Mocímboa da Praia e dalle città che sono state invase dagli insorti hanno cercato rifugio a Pemba, Montepuez, Mueda e altre città, con solo i vestiti sulle spalle e quel poco che riescono a portare nel loro viaggio in barca, veicolo e a piedi.

Mentre le violenze perpetrate dall’Al Shabaab mozambicana superano quelle di altri attori in quantità e gravità, è importante far luce anche sugli abusi perpetrati da altri attori. Un rapporto di Amnesty International pubblicato nel marzo 2021 ha articolato la brutalità sperimentata dai civili per mano di compagnie militari private come la Dyck Advisory Group (DAG) e le forze governative mozambicane. 

Questa ondata di insurrezione ha provocato un esodo di civili dalle regioni colpite dal conflitto. Ci sono ora circa 800.000 sfollati interni (IDP) e questo ha messo alla prova l’abilità e la capacità del governo di fornire assistenza umanitaria ai civili che fuggono dalle aree sotto attacco.  L’insurrezione ha anche spinto la gente a lasciare Cabo Delgado nelle province vicine. Le province di Niassa, Nampula e Zambezia sono particolarmente colpite; ovviamente, il supporto delle Nazioni Unite e delle ONG non manca, anche se, a livello di disponibilità di fondi, altre crisi più note e anche le necessità di risposta al covid-19 nei Paesi ‘’donatori’’, porta ancora oggi ad una grande mancanza di fondi.

La guerra a Cabo Delgado è ormai al quarto anno. La sofferenza umana è stata incalcolabile e la comunità internazionale è stata ripetutamente scioccata da rapporti di estrema brutalità.

La condizione dei civili coinvolti nella violenza a Cabo Delgado è l’obiettivo e l’interesse centrale di questo rapporto. Dall’inizio degli attacchi nella città distretto di Mocímboa da Praia il 5 ottobre 2017, circa 2800 persone sono morte e quasi 800 000 sono state sfollate dalle loro case, città e villaggi.

Nonostante le operazioni militari siano ad oggi in corso, sembra che l’obiettivo principale sia, innanzitutto, riportare la TOTAL a riaprire il progetto per lo sfruttamento del NL, piuttosto che proteggere i civili da ulteriori attacchi.

Nel 2021, anche con l’attenuazione degli effetti del covid-19 sulle agende politiche degli stati occidentali oltre che sulle casse statali, si spera che la comunità internazionale faccia fronte comune su una risoluzione pacifica del conflitto e su una maggior richiesto al Mozambico rispetto ad investimenti per la popolazione locale e maggior rispetto dei diritti fondamentali.

Marco Tamburro 

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Cabo Delgado, Mozambico: Instabilità e ricchezza

Uno spaccato di globalizzazione

Marco Tamburro

In Mozambico un gruppo estremista si macchia, gia dal 2017, di atroci delitti, decapitazioni e furti contro la popolazione locale, mentre, a pochi chilometri, uno dei giacimenti piu preziosi di gas del Mondo viene minacciato da questo fenomeno che nessuno sembra poter arrestare

Gli elementi per una nuova crisi internazionale ci sono tutti: Democrazie fragili che non riescono a trovare un’intesa sul da farsi (la SADC[1]), un giacimento di gas che potrebbe far balzare il Mozambico fra i primi tre esportatori di gas al Mondo da qui al 2025, un’agenda politica ancora alle prese con le conseguenze del covid-19 e un’emergenza umanitaria che ha gia’ portato piu di settecento mila persona ad una delocalizzazione forzata verso aree piu sicure nel nord del Mozambico.

Il Mozambico si ritrova di fronte una nuova potenziale catastrofe umanitaria dopo esser stato colpito da due cicloni devastanti (IDAI e Kenneth) nel Marzo-Aprile 2019: dal 2014 in poi le potenzialita del gas nel nord del Mozambico avevano fatto espoldere un entusiasmo incredibile e avevano fatto sperare il partito di maggioranza storico (FRELIMO) di poter essere un esempio di Paese africano che sarebbe potuto usicre da una situazione di poverta cronica; nel mentre, la TOTAL, colosso francese, si affermava come leader per lo sfruttamento del giacimento costiero e, piu a sud, l’ENI definiva il suo ruolo di capofila insieme ad EXXON per lo sfruttamento di un secondo giacimento in mare aperto. Il paradosso ha voulto che proprio decenni di disinteresse nei confronti di questa provincia mozambicana, Cabo Delgado, abbia portato ad una facile penetrazione, probabilmente di ispirazione islamista, che si e’ combinata con una rabbia sociale e una poverta di opportunita per i giovani: cio ha portato gli auto proclamati Shabaab (senza nessun legame apparente con Al-Shabaab somalo) a perpetrare massacri e sabotaggi a danno della poplazione locale e della polizia, fino a portare all’interruzione del progetto di sfruttametno del gas da parte di TOTAL, che non valuta il contesto sicuro, almeno finche il governo non portera avanti azioni concrete per riportare la sicurezza nel nord ad un livello accettabile.

L’attacco del 25 Marzo nella citta di Palma ha fatto luce su tutte le fragilita delle forze armate mozambicane che non riescono a conseguire risultati soddisfacenti contro un movimento che cresce in mezzi e uomini; avendo accesso ad alcuni giacimenti illegali e commerciando in armi, droghe e essere umani, Shabaab riesce sempre di piu ad avere un potere economico in grado di sostenere i suoi militanti locali, oltre a pubblicizzare un non ben chiaro legame con l’ISIS a cui ha ufficialmente dichiarato l’affilizaizone nel 2018.

Ovviamente diversi Stati occidentali seguono da vicino la situazione, ma i fondi per l’emergenza umanitaria, eventuali summit internazionali ed altri sostegni non sono ancora all’ordine del giorno; gli stati occidentali sono ancora, evidentemente, troppo impegnati a risolvere ‘’l’effetto covid’’, e probabilmente delle vere azioni concrete si vedranno solo verso la fine di quest’anno.


[1] La Comunità per lo sviluppo dell’Africa meridionale (SADC) è una comunità economica regionale che comprende 16 Stati membri: Angola, Botswana, Comore, Repubblica Democratica del Congo, Eswatini, Lesotho, Madagascar, Malawi, Mauritius, Mozambico, Namibia, Seychelles, Sudafrica, Tanzania, Zambia e Zimbabwe.

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Cabo Delgado, Mozambico: Fondamentalismo per criminali e disperati

NDR “Analizzando l’evoluzione degli eventi
che hanno portato in cinque anni, il Mozambico da paese dimenticato a territorio di conquista per multinazionali, capitani di ventura e fondamentalismi religiosi mai sopiti, viene facile richiamare alla memoria un pensiero di Primo Levi:

“Tutti coloro che dimenticano il loro passato, sono condannatia riviverlo”

Siamo davvero destinati “all’eterno ritorno” al non imparare dai nostri errori, al dover rivivere una stagione del terrorismo che con sogni e indottrinamento fa proseliti nelle classi meno abbienti di paesi una volta dimenticati ma ora prossimi alla ribalta per la quale non li abbiamo appositamente attrezzati”

 

Cabo Delgado, Mozambico: Una situazione gestita con
occhi miopi da mani malferme


Marco Tamburro


Diverse teorie contrastanti cercano di spiegare il fenomeno del terrorismo in Mozambico, che predica estremismo islamico ma annovera tra le sue file soprattutto criminali e disperati Il termine esatto che viene utilizzato per designare quelle organizzazioni che agiscono militarmente al di fuori del controllo di uno Stato sovrano e’ ‘’non state armed groups’’ (NSAG). Il termine viene utilizzato per evitare qualsiasi legame, a livello di vocabolario, con religioni, gruppi etnici o ideologici che potrebbero portare ad equivoci o ad esacerbare tensioni socio-religiose ancora peggiori. Anche in Mozambico, lo NSAG denominato Shabaab, agisce come un Gruppo terrorista moderno, mescolando attività criminali con proclami di estremismo religioso.

Le origini:

nel 2017, in Mozambico, si intensificano gli attacchi ‘’al macete’’ che mirano a razzie e omicidi nella parte più a nord di Cabo Delgado, nella zona fra Palma e Nangate; questi gruppi agiscono di solito con 6-7 persone e con attacchi rapidi verso piccoli villaggi lontani dai posti di polizia; nel 2018 gli attacchi sono sempre più strutturati ed iniziano ad apparire le armi da fuoco; durante lo stesso anno, Il WFP che si occupa delle distribuzione alimentari nelle zone più disagiate si organizza con scorte militari per proteggere lo staff e i camion carichi. Il Governo, intanto, cerca di stringere accordi con compagnie militari private per tentare di supportare le forze armate nazionali con formazioni, ricognizioni congiunte, ricerca informazioni e investigazioni. Qui, si alternano prima un consorzio cino-americano che fa capo ad Erick Prince (lo stesso della Black water), successivamente la Wagner (para-militari russi, gli stessi probabilmente intervenuti in Crimea, Ucraina), poi e’ la volta della Djick sud-africana che avra’ un ruolo di primo piano nell’evacuazione di occidentali e popolazione locale durante l’attacco di Palma del Marzo 2021. In realta, queste organizzazioni hanno sempre avuto contratti di breve durata e senza un impiego massiccio di uomini sul terreno, limitandosi al ruolo di ‘’advisor’’ dell’esercito mozambicano.

Retroterra locale:

incredibilmente la terra della rivoulzione, Cabo Delgado, quella che aveva visto prima il movimento di liberazione nazionale opporsi ai portoghesi, poi il confronto fra Frelimo e Renamo fino al 1992, e’ stata progressivamente dimenticata. Per un Paese che ha cercato di concentrare i propri sforzi di sviluppo in capitale, che vedeva strade sterrate all’uscita di Maputo solo fino al 2008, riuscire anche ad occuparsi dello sviluppo del resto del Paese sembrava un’impresa impossibile. Cosi si e’ confermato infatti, fino alle geoispezioni che hanno portato a riconoscere Cabo Delgado come la provincia ‘’dorata’’ per il
Mozambico.

Da diversi studi della Banca Mondiale emerge, comunque, che anche durante il periodo di grande fiducia nell’economia mozambicana (tra il 2008 e il 2016 fino al 15% di crescita del PIL su base annua), mancava un aspetto fondamentale, ossia la redistribuzione della ricchezza verso le fasce più povere della popolazione.

La frustrazione dunque e’ cresciuta sempre di piu dentro l’anima di una popolazione che sentiva parlare di miliardi di euro da ricavare grazie alle risorse naturali della loro terra, e che non vedevano nessun cambiamento nel tempo, salvo trovarsi a volte in situazioni di dislocazione forzata per far spazio ai primi impianti di controllo del progetto per il GNL.

Questa situazione si e’ dimostrata un terreno molto fertile per una reazione che, alcuni, considerano totalmente staccata dalla matrice islamica e che avrebbe come scopo la reazione violenta per bloccare progetti iniqui e con i quali si arricchirebbero solo in pochi.

Risorse:

gli Shabaab controllano diverse porzioni del territorio di Cabo Delgado; al di la delle smentite del governo mozambicano, le forze armate hanno avuto molte difficolta’ a recuperare diversi centri abitati negli utlimi due anni (Macomia, Palma, Mocimboa da praia). Gli uomini di Shabaab sono motivati ma soprattutto ben ricompensati:

stipendi mensili e premi per vittime ‘’illustri’’ (polizia, miltari ed eventuali occidentali) sono i trattamenti standard che ricordano da vicino regole e amministrazione dell’ISIS siriano.

Diverse miniere illegali si trovano nei territori dell’estremo nord del Mozambico, senza trascurare il mercato nero e commercio di ogni tipo di bene illegale che viene alimentato ai confini con la Tanzania.
Le rotte della droga, soprattutto eroina, portano spesso piccole imbarcazioni che provengono dall’oceano indiano a sbarcare in Mozambico come nuova rotta per i traffici. Ancora una votla, quindi, i mezzi economici sono la chiave per
alimentare le azioni terroristiche e riuscire a foraggiare i disperati che militano fra le loro fila che finalmente possono dirsi di aver trovato uno scopo e uno stipendio.

Legami internazionali:

secondo alcuni, forse tra il 2016 e il 2017, alcuni musulmani mozambicani hanno
ricevuto la visita di formatori, esperti di azioni terroristiche, proveniente dalla ‘’costa swahili dell’estremismo islamico’’. Potrebbero esser stati kenyoti della zona di Mombasa o somali legati ad Al-Shabaab: comunque, il movimento che si e’ sviluppato nel nord del Mozambico ha ricevuto un supporto dall’esterno almeno nell’ideologia e nella strategia: ancora una volta, senza un retro terra sociale di poverta’ e mancanza di educazione basica, i divulgatori dell’odio hanno trovato una buona base per ingrandire rapidamente le fila del loro esercito.

Nel 2019 arriva la dichiarazione di affiliazione degli Shabaab all’ISIS, che dalla sua newsletter fa sapere che i mozambicani fanno ufficialmente parte della loro battaglia contro l’occidente; questo legame sembra essere pero’ più che altro una dichiarazione di solidarieta’ e bene-stare per l’utilizzo di sigle, simboli e bandiere. Veri e propri legami con l’ISIS non sono stati riscontrati a livello locale.

Altre teorie non verificate parlano anche di legami e risorse messe a disposizioni da parte di entità statali che sarebbero interessate a bloccare il progetto di GNL della TOTAL.

rivoecon

Al passo con i tempi

Lanfranco Caiola

La rivoluzione industriale segnò il punto d’inizio dello scollamento tra i ritmi della natura e quelli della società civile. L’avvento delle macchine per la produzione in serie porterà un cambiamento radicale nelle abitudini e nelle attività umane, cambiamenti che rappresentano oggi uno dei più potenti fattori di trasformazione dell’ambiente naturale.

In questi duecento anni il divario tra i ritmi della terra e quelli dell’uomo, hanno raggiunto una dimensione facilmente percepibile. Lo sviluppo tecnologico ed i suoi effetti sull’ambiente naturale nel primo e nel secondo mondo seguono ritmi, molto più veloci e spesso forzati, di quelli caratteristici degli ecosistemi naturali. Si può affermare che, i tempi geologici di evoluzione della terra e quelli biologici di evoluzione della natura a noi più vicini, risultano sempre più incompatibili con quelli dell’evoluzione tecnico-scientifica del genere umano.

Il divario nella scala dei tempi e lo sviluppo di tecnologie e prodotti ad alto potenziale inquinante, sono fattori di un modello di crescita orientato più al consumo che all’uso sostenibile delle risorse naturali. Questo tipo di impostazione culturale, ha generato un paradigma che determina oggi un degrado generalizzato delle componenti ecosistemiche e che comincia ad assumere caratteristiche di irreversibilità. L’economia classica e l’avvento del liberismo ci avevano spinto a credere che la terra, fosse un contenitore con infinite risorse e dall’illimitata capacità portante. Questa credenza ha impedito per anni un’analisi oggettiva delle risorse e delle capacità della terra.

Alla metà del secolo scorso un approccio più oggettivo alla realtà ha mostrato che il pianeta terra è in realtà un sistema chiuso, di dimensioni finite, vincolato a limiti biofisici, che non consentono una crescita infinita, né tantomeno un’immissione di rifiuti ed inquinanti oltre la sua capacità portante.

Responsabilità sociale e complessità ecologica

L’apprendere delle conseguenze nefaste delle attività dell’uomo sul sistema terra, ha favorito alla fine del novecento la nascita di un nuovo approccio allo sviluppo, incentrato non più sulla produzione ma sulla responsabilità sociale della stessa. Un approccio morale all’economia rappresenta il nuovo punto di partenza, per ridisegnare il progresso all’interno di un sistema che, coinvolga anche l’uomo e le sue attività.

Modelli etici di comportamento e norme di condotta, stanno caratterizzando un approccio che tenga presente standard di sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Standard etici di comportamento per le imprese quali:

  • Legittimità orale
  • Equità ed uguaglianza
  • Tutela della persona
  • Diligenza
  • Trasparenza
  • Onestà
  • Riservatezza
  • Imparzialità
  • Tutela ambientale
  • Protezione della salute

rappresentano l’ossatura su cui si ipotizza dovremmo costruire la nostra nuova economia, coadiuvati da sistemi di controllo e monitoraggio volti più ad istruire che ad ammendare. In questo modello di produzione chi si trova nella posizione di decidere il futuro dell’attività è chiamato all’osservanza di doveri fiduciari nei riguardi degli stakeholder. La responsabilità sociale non consiste solo nel rispetto degli obblighi giuridici ma anche nell’investire in capitale umano, nell’ambiente e nei rapporti con le altre parti interessate.

Approccio inclusivo per uno sviluppo dinamico

Il concetto della terra come sistema chiuso ha plasmato non solo l’idea di uno sviluppo universalmente responsabile, ma anche di un approccio allo studio dei fenomeni naturali in termini di connessioni e relazioni all’interno di un contesto con regole ben precise. il concetto di pensiero sistemico che ne scaturì (F. Capra, 1997) può essere definito come: “un complesso di componenti interagenti” (von Bertalanffy, 1969).

Il comportamento di un sistema, il suo utilizzo e sfruttamento, non possono esser slegati dalla realtà con cui sono interconnessi. I risultati sono prevedibili e si può affermare che il sistema terra non può essere compreso se viene considerato come una semplice somma delle parti che lo costituisce tralasciando le  proprietà sistemiche che lo intereconnettono.

Lo Sviluppo Sostenibile

L’ integrazione delle discipline socio-economiche con quelle scientifiche, ha generato le basi della Teoria dello Sviluppo Sostenibile (E. Tiezzi 1999).

Grazie ad un solido background teorico questo approccio sistemico e multidisciplinare, consente la valutazione quantitativa della sostenibilità, dei processi produttivi e delle politiche di produzione e sfruttamento.

Attraverso l’analisi dell’utilizzo delle risorse, in relazione all’utilizzo dell’energia utilizzata e prodotta per la realizzazione di un processo, rende possibile calcolare la sostenibilità dello stesso e il suo impatto sul sistema. Utilizzando il “valore energetico” come unità di riferimento, è possibile includere nella valutazione il capitale naturale e quello umano, che in altri approcci rischia di essere escluso. L’integrazione di tali differenti approcci metodologici dimostra come sia possibile pervenire ad una valutazione ambientale che sia in grado di orientare le scelte di pianificazione e l’utilizzo delle risorse naturali (M. Ruth, 1993).

Il capitale naturale rappresenta oggi, il limite all’interno del quale modellare il nostro progresso. Le politiche di viluppo, non potranno più appellarsi esclusivamente, al carattere propulsivo delle tecnologie innovative e al carattere auto-equilibrante del mercato. Questa nuova visione, richiede lo sviluppo di modelli socioeconomici, con alla base
un approccio interdisciplinare che, consenta una pianificazione più precisa e attenta alle dinamiche del Sistema Terra e che orienti, il decisore politico, verso una visione integrata di aspetti economici, ecologici e sociali, allo scopo di realizzare una pianificazione sistemica e non meramente speculativa.

Questa forma mentis ha portato allo sviluppo di modelli socio-economici che presuppongono, l’affermazione di un rapporto stretto tra economia ed ecologia, che oggi si concretizza nella moderna teoria economica dell’Economia Ecologica(R. Costanza, 1997). La complessità delle metodologie e le difficili scelte che derivano da quest’approccio, sembrano però non indicare solo la via ad uno sviluppo sostenibile, ma anche la direzione verso cui dovremmo indirizzare, uno sviluppo tecnologico, che ci permetta di ricongiungerci con il sistema terra e tornate al passo con i suoi tempi.