A fine ottobre 2022 partiva il primo carico di GLN dal Mozambico destinato all’Italia; proprio nel 2022 l’allora ministro degli Esteri Luigi Di Maio programmava una visita in diversi paesi dell’africa sub sahariana con lo scopo di rafforzare le relazioni diplomatiche e commerciali con quei paesi africani che erano stati già da tempo individuati come l’alternativa alla Russia per le forniture energetiche.
Nel 2023 la premier Giorgia Meloni ha fatto visita in Angola, Mozambico e Repubblica democratica del Congo per ribadire la vicinanza e gli interessi italiani in questi paesi. La realtà mozambicana può essere considerata una delle priorità per l’Italia già da tempo e vive di relazioni diplomatiche storiche quali ad esempio l’accordo di pace firmato a Roma nel 1992 in cui un ruolo fondamentale fu giocato dalla Comunità di Sant’Egidio e della diplomazia italiana.
La presenza italiana sul territorio si è ulteriormente rafforzata nel 2017 grazie all’ENI e al suo ruolo di capofila nel consorzio con Exxon mobile (compagnia americana), del progetto Rovuma. Nel contesto mozambicano il progetto dell’ENI ha avuto inoltre la fortuna di non essere mai danneggiato o interrotto, come è successo alla francese TOTAL, che dopo aver rimpiazzato l’americana Anadarko nel 2016 per il progetto dello sfruttamento del giacimento di gas offshore al largo di Cabo Delgado, ha visto le operazioni interrompersi a causa della presenza di un movimento associato all’isis (non state armed Group) che ha provocato quasi un milione di sfollati interni e diverse vittime tra la popolazione, le forze mozambicane e le altre sudafricane.
È chiaro quindi che a causa del conflitto fra Russia e Ucraina le forniture dal Mozambico non possono rappresentare solamente una soluzione temporanea così come quelle che sono destinate all’Europa in provenienza dal Congo e dall’Angola. Questi Paesi saranno a breve veri e propri partner strategici in grado, insieme ad una notevole importazione dagli Stati Uniti, di porre fine alla dipendenza energetica dalla Russia.
In questo nuovo quadro di relazioni diplomatiche e commerciali ci si deve anche interrogare su quali siano gli obiettivi e i vantaggi che i Paesi africani vogliono trarre da queste relazioni: se l’Unione europea persegue l’obiettivo dell’indipendenza energetica dalla Russia è ovvio che questa situazione è ben chiara e compresa da questi nuovi partners.
Questa situazione fa sì che le relazioni diplomatiche possono rafforzarsi da un lato ma vengano considerate prioritarie dall’altro. questo perché i Paesi africani, soprattutto in Repubblica democratica del Congo e in Mozambico, non sono riusciti negli ultimi anni a migliorare le condizioni di vita della popolazione. Quest’ultimo flagellato da fenomeni climatici particolarmente forti e considerato fra i primi 15 paesi più a rischio per catastrofi naturali derivanti dal cambiamento climatico.
Uno sguardo alle ultime elezioni amministrative svoltesi in Mozambico nel novembre 2023, rivela che i diversi casi di frode e la mancanza di trasparenza nel processo, unito a diversi scandali economici che hanno contraddistinto l’establishment politico di Maputo tra il 2016 e il 2018, investa la diplomazia dell’Unione Europea del compito di bilanciare l’interesse commerciale a quelli che sono gli obiettivi di crescita e sviluppo sociale e delle libertà civili che sono un obiettivo storico nelle relazioni diplomatiche che l’Unione europea ha instaurato con diversi partner africani.
Di conseguenza, il punto cruciale è come questi Paesi potrebbero sfruttare le necessità energetiche dell’Unione europea per essere molto meno interessati o recettivi a quelli che sono le richieste degli Stati membri UE rispetto a una maggiore trasparenza elettorale, un rispetto delle libertà civili di parola e di stampa e un miglioramento generale delle condizioni della popolazione. I casi del Mali, del Niger e del Burkina Faso che hanno mostrato progressivamente una grande insofferenza, rispetto alla storica presenza francese sul suolo nazionale, sono un campanello d’allarme per tutta Unione europea che deve prendere in seria considerazione la presenza diplomatica russa e la possibilità che essa possa rappresentare l’alternativa diplomatica e politica come partner prioritario per questi Paesi africani.
Ovviamente, la Russia non è uno stato im grado di garantire il supporto economico che l’Unione europea ha sempre garantito alla totalità dei partner africani, ma potrebbe essere una valida alternativa da un punto di vista di supporto militare con la presenza o di truppe regolari russe o di un’espansione ancora maggiore delle milizie Wagner, come già accade nella Repubblica Centrafricana. In futuro, sia l’Italia che gli altri membri UE dovranno riuscire a mettere in piedi una diplomazia molto astuta capace di perseguire gli interessi commerciali legati alle forniture energetiche, senza però abbandonare gli storici obiettivi di sviluppo sociale dei quali le popolazioni africane hanno un enorme bisogno.
Marco Tamburro