Il 29 Gennaio a Roma si è svolto il Summit Italia-Africa. Scopo dell’incontro la presentazione del Piano Mattei per l’Africa, nuovo cavallo di battaglia del Governo italiano per rinvigorire la cooperazione con i Paesi do quel continente.
L’evento può essere oggettivamente considerato di portata storica, sia per la presenza e il coinvolgimento diretto di diversi ministri del Governo Italiano in ogni fase del meeting, sia perché raramente un singolo Stato riesce ad unire un numero cosi elevato di Capi di stato africani, rappresentanti delle Nazioni Unite e le tre figure più importanti dell’UE (Commissione, Parlamento e Affari Esteri) in unico evento.
Si sono registrate delle reazioni piuttosto scettiche da parte di altri partners europei dell’Italia. La Francia su tutti, forse condizionata dall’assenza di dettagli del Piano italiano, e probabilmente a causa della graduale perdita di influenza nel Saehl, guarda con timore le nuove politiche “africane” dei partners europei che possono guadagnare posizioni in un continente storicamente negli asset della sua politica internazionale, già minacciati dal pericolo Russia-Wagner nelle collaborazioni militari con Niger, Mali, Burkina Faso e Repubblica centro-africana.
Al momento, il Piano Mattei è stato reso noto solo negli aspetti chiave, contenuti nel Decreto legge già firmato dal Presidente della Repubblica:
- 5.5 miliardi di investimenti nel partenariato Italia-Africa, tempo di implementazione 4 anni, settori di investimento/cooperazione che vanno dall’agricoltura, alla salute, investimenti nell’energia, sicurezza alimentare e contrasto all’immigrazione irregolare.
- Tavolo di coordinamento composto da Presidente del Consiglio, diversi Ministri, su tutti Ministero Affari Esteri (MAE), l’Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS), Istituto commercio estero (ICE), gruppo assicurativo-finanziario italiano (SACE), Terzo settore, Presidente Conferenza Stato-Regioni.
Questi gli elementi che sono fin’ora noti e che si prevede verranno aggiornati in una relazione pubblica il 30 giugno di ogni anno.
Rispetto a questi contenuti, possono essere azzardate alcune analisi e riflessioni:
La prima riguarda la cifra di 5.5 miliardi di euro da investire. Può sembrare enorme, ma molto dipenderà da quanti Paesi saranno considerati prioritari e quale sarà il valore dell’investimento in ognuno di essi. In questo caso il nodo sarà capire se i Paesi che beneficeranno di un ulteriore supporto da parte dell’Italia saranno quelli da cui provengono molti degli immigrati irregolari che sbarcano in Italia (dati del Viminale, in particolare da Nigeria, Senegal, Costa d’Avorio e Burkina Faso), o saranno quei Paesi che assicurano una cintura protettiva e che dovrebbero rafforzare ancor di più il controllo sul traffico illegale di essere umani (Libia, Tunisia, Marocco, Egitto).
E’ altresì probabile che l’Agenzia Italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS), in paesi in cui già opera, si vedrà rinominare una parte del budget annuale già previsto per le attività di cooperazione, come parte del ‘Piano Mattei’’.
Un punto interessante sarà anche capire se la presenza e gli investimenti di ENI (infrastruttura energetica, importazione-esportazione, progetti di responsabilità sociale) verranno considerati come capitale indirettamente investiti e quindi come ulteriore fetta del piano Mattei.
Parte del budget, inoltre, sarà probabilmente destinato a favore delle Nazioni Unite per far fronte alle maggiori crisi alimentari (ex. World Food Program per la sicurezza alimentare).
Al di là di queste riflessioni preliminari, rimane il punto di cosa gli Stati Africani si possono aspettare da questo nuovo slancio nelle relazioni con l’Italia e se i dettagli operativi (settori di cooperazione, quota per ogni Paese) giocheranno poi un ruolo su un miglioramento delle relazioni o aumenteranno le frustrazioni in caso di promesse disattese.
Marco Tamburro
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