Ippolito

Lo sviluppo normativo dell’equity crowdfunding in Italia

Dott.ssa Federica Ippolito

Laureata in Scienze dell’Economia aziendale con una tesi in Diritto dell’Economia, prosegue i suoi studi in Economia e Management aziendale presso l’Università di Roma – UnitelmaSapienza.

Appassionata di management e organizzazione aziendale a 360 gradi, ha recentemente vinto una borsa di studio per il Master Payroll Specialist, che le consentirà di ampliare le sue conoscenze in tema di gestione del personale e di metterle in pratica nel prossimo futuro.

Lo sviluppo normativo dell’equity crowdfunding in Italia L'Italia è stata il primo Paese in Europa a adottare una normativa specifica sull’equity crowdfunding nel 2012. Negli anni successivi, la disciplina ha subìto diverse modifiche, apportando significative variazioni alle sue caratteristiche e peculiarità. Sin dall’inizio, l'obiettivo principale è stato sviluppare un quadro normativo che avesse favorito il finanziamento delle piccole e medie imprese (PMI) anche attraverso fonti non bancarie. Infatti, l'equity crowdfunding è stata concepita come una forma di finanziamento alternativa, particolarmente utile per le imprese in fase di start-up o caratterizzate da un elevato rischio operativo, difficilmente finanziabili da banche tradizionali. Il Decreto-legge n. 3 del 24 gennaio 2015 e la Legge di Bilancio 2017 all’art. 1, comma 7 hanno esteso l'accesso al crowdfunding alle PMI innovative ed è stato concesso agli organismi di investimento collettivo del risparmio (OICR) e alle società che investono principalmente in start-up/PMI innovative di effettuare collocamenti online dei propri capitali. È stata inoltre introdotta la possibilità di quotare le PMI costituite come società per azioni (S.p.A.) tramite portali di crowdfunding. Nonostante le sfide imposte dalla pandemia da Covid-19, il 2020 può essere oggi considerato come un anno propizio per gli investimenti alternativi che si sono sviluppati in seguito. La crisi sanitaria da Covid-19 è stata infatti come un catalizzatore nel motivare gli investitori ad esplorare forme di investimento non convenzionali. L'analisi condotta, sia a livello nazionale che europeo, a partire dal Decreto-legge n°179/2012 fino alle ultime novità predisposte dal Regolamento Consob del 2023 (22720/2023), evidenzia la volontà del legislatore di rendere il modello equity- based accessibile a tutte le imprese. Non si è fatta distinzione tra start-up e PMI innovative, ma il legislatore ha introdotto una normativa unitaria per entrambe le categorie. È stato proprio grazie ad un solido percorso legislativo, come è avvenuto in Italia, che l'equity crowdfunding ha potuto affermarsi anche in altre parti d’Europa. Di fatto, l’Europa e i singoli stati membri si stanno muovendo costantemente al fine di migliorare la sua regolamentazione e agevolarne il processo. Ogni Paese ha il compito di creare una normativa dedicata per favorire lo sviluppo di questo innovativo approccio di finanziamento, il quale solo di
recente è stato regolamentato e adeguatamente armonizzato anche a livello europeo. È quindi evidente la necessità di implementare e migliorare costantemente la regolamentazione specifica del crowdfunding affinché possa esserne promosso uno sviluppo costante, controllato e armonizzato in Italia e in Europa. Sebbene il processo di riforma normativa possa richiedere più tempo e risorse rispetto all'adattamento di regolamenti preesistenti, questo approccio garantirà una crescita sostenibile del fenomeno nel lungo termine.

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