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Europol e la cooperazione di polizia per il contrasto alla criminalità organizzata nell’UE

Dott.ssa Angelica Speciale

Dott.ssa Speciale Angelica laureata nell’Aprile del 2023 in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza con tesi in Diritto europeo e sicurezza.

Interessata ed appassionata alle tematiche relative alla sicurezza e al diritto ha conseguito precedentemente alla Laurea magistrale in Giurisprudenza:

  • la Laurea triennale in Scienze dell’Amministrazione e Sicurezza presso l’Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza
  • il Master di Primo livello in Criminologia e Scienze investigative presso l’Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza

Durante il corso degli anni unitamente al proprio percorso di studi ha approfondito e coltivato le proprie conoscenze nell’ambito della sicurezza nazionale, comunitaria ed internazionale. Analizzando in particolar modo sia il processo evolutivo della sicurezza, che i processi di cooperazione interna ed esterna nelle attività di contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo nei diversi ambiti di applicazione.

A seguito del conseguimento della Laurea magistrale in Giurisprudenza sta proseguendo e migliorando la propria formazione nell’ambito giuridico.

Nel 2013 si è arruolata nell’Esercito Italiano dove attualmente ricopre il grado di Graduato Scelto nella categoria Graduati.

Europol e la cooperazione di polizia per il contrasto alla criminalità organizzata nell’UE.
Tra gli anni ottanta e novanta del Novecento dopo la stipulazione del Trattato di Roma, del Trattato di Maastricht e del Trattato di Schengen, l’Unione Europea ha dovuto affrontare la crescente diffusione del crimine all’interno del territorio europeo a seguito della liberalizzazione delle frontiere interne. L’abbattimento delle frontiere tra gli Stati membri, oltre che ad apportare dei vantaggi come la libera circolazione all’interno dell’Unione di persone, mezzi e capitali; ha favorito la cooperazione nelle attività di scambio tra gli Stati membri; ma ha apportato anche una maggiore vulnerabilità della sicurezza dell’Unione. L’UE al fine di contrastare la diffusione della criminalità, ha ritenuto necessaria una maggiore intesa tra le forze di polizia degli Stati membri rispetto al passato, impegnate nella lotta e contrasto delle varie forme di criminalità e del terrorismo. A tale scopo l’Ue ha istituito l’Ufficio di polizia europeo, l’Europol, capace di fronteggiare e contrastare le minacce e i rischi incombenti sul territorio europeo, garantendo una maggiore cooperazione improntata sia sulla sicurezza interna che esterna. Le attività di cooperazione svolte dall’Europol ricoprono diversi ambiti trattando: la prevenzione e la lotta al terrorismo, la tratta degli esseri umani, il traffico illegale di stupefacenti, le reti d’immigrazione clandestina, il traffico illecito di autoveicoli e di materiale radioattivo e nucleare, la frode organizzata,
la falsificazione di denaro e il riciclaggio di denaro derivante dalla criminalità internazionale cercando in tal modo di rendere l’Unione più sicura. Inoltre durante l’esecuzione dei propri compiti l’Europol si avvale di alcune figure come le Unità nazionali Europol e gli ufficiali di collegamento, che sono il filo conduttore tra gli Stati membri e l’Europol, permettendo loro lo scambio di dati ed informazioni, ricorrendo durante lo scambio informativo a sistemi specializzati per rendere più celeri e sicure le attività di scambio, garantendo la protezione e l’accesso dei dati tramite un maggiore controllo attraverso dei controlli interni, esterni ed incrociati. Per di più l’Europol ha dovuto tener conto dell’evoluzione delle minacce che nel tempo sono cambiate, difatti per minaccia non si considera solo quella fisica, ma anche il prodotto di sempre più ingegnosi criminali, richiedendo a sua volta maggiori misure di sicurezza, considerando quindi anche le minacce CBRN, le quali possono essere perpetrate ed innescate con l’uso di strumenti informatici creando delle gravi conseguenze per la nostra quotidianità. In merito a ciò l’Europol per contrastare gli attacchi terroristici ha istituito dei Centri specializzati come il Centro europeo di contrasto antiterrorismo, il Centro europeo per la lotta al traffico di migranti e il Centro europeo contro il cyber crime. I quali si occupano di contrastare e sanzionare sia gli autori che coloro che supportano gli attacchi terroristici, supportandoli mediante il reperimento dei materiali utili per le organizzazioni terroristiche e il riciclaggio di denaro avvalendosi del web.
Durante lo svolgimento dei propri compiti l’Europol ha stretto delle collaborazioni sia interne che esterne con degli Organismi internazionali come la Nato, le Nazioni Unite, l’Unione Africana e l’Osce avviando delle missioni volte alla pace e alla sicurezza. Le missioni avviate dall’Europol si distinguono in militari, civili ed ibride; e durante il proprio mandato i contingenti rispettano le regole d’ingaggio, il diritto all’uso della forza, il diritto penale internazionale, il diritto umanitario internazionale e il diritto del mare. Lo scopo di tali operazioni è quello di ristabilire lo stato di sicurezza e di pace mediante: la formazione di forze di polizia, il contrasto e la lotta alla criminalità, ripristinando così le situazioni di crisi, l’ordine e lo stato di diritto. Di rilevante importanza è stata l’istituzione dell’Eurojust, che ha permesso la formazione della rete giudiziaria europea e della Procura europea Eppo dando vita alla cooperazione giudiziaria in materia penale, e grazie alla formazione della rete giudiziaria sono possibili gli scambi di dati ed informazioni tra gli SM e l’Europol. Ma nonostante gli interventi apportati e la continua evoluzione dell’Europol purtroppo sono presenti ancora delle lacune. Angelica Speciale

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Monitoriamo il Piano Mattei: cosa sta succedendo in Africa?

Marco Tamburro

Con il coinvolgimento diretto dei più alti rappresentati per l’AICS (Agenzia italiana cooperazione allo sviluppo) e la Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo del MAE, il piano Mattei ha conosciuto un importante sviluppo nel progetto di implementazione.

A marzo 2024, un avanzamento significativo si è registrato con diverse missioni di esperti e manager del ‘’sistema Italia’’ per portare avanti i colloqui con il personale dell’AICS già presente in loco coinvolgendo anche diversi Ministri dei Paesi africani partners.

Sul versante dell’Africa dell’Est, sembrano chiari gli obiettivi per il piano Mattei: i Paesi prioritari saranno Kenya, Tanzania e Mozambico, con anche il coinvolgimento dell’Uganda. Un obiettivo strategico è quello di, innanzitutto, capire con i ministri dei paesi africani, quali sono le potenziali collaborazioni da introdurre e, soprattutto sul versante settore privato, quali possono essere i settori economici su cui investire. A questo proposito, sembra quindi confermato un maggior interesse del governo italiano a coinvolgere le imprese italiane negli investimenti all’estero e garantire un supporto attraverso le ONG italiane per i bisogni di emergenza o sviluppo a cui rispondere.

A fine Marzo 2024, a Dar Es Salaam in Tanzania, alla presenza di Massimo Riccardo (inviato speciale del Ministro Tajani per il Piano Mattei) e il Ministro plenipotenziario Stefano Gatti per la Direzione generale di cooperazione allo sviluppo, insieme all’Ambasciatore italiano e l’AICS Kenya-Tanzania, hanno lanciato le consultazioni per l’est Africa. Merita un approfondimento ulteriore il caso della Tanzania che sarà progressivamente integrata nelle priorità dell’Italia per il Piano Mattei, in particolare lanciando investimenti nel settore del caffè (con l’appoggio di Illy ad esempio) e il turismo (rappresentanti di Franco Rosso erano a Dar Es Salaam) per la rilevanza di Zanzibar in questo senso.

A questo punto si delineano alcuni punti chiave per il cosiddetto ‘’sistema Italia’’: i fondi che saranno annualmente disponibili per le sedi AICS che contribuiranno al budget globale ‘’Mattei’’ saranno oggetto di implementazione da parte delle ONG italiane nei settori dove i bisogni saranno più urgenti (salute, sicurezza alimentare, impiego dei giovani, genere, sviluppo rurale).

Sul versante delle imprese, il Piano Mattei sembra voler garantire ai marchi italiani un accompagnamento istituzionale forse mancato in passato, per poter avere una via preferenziale nei rapporti con gli Stati africani ma anche scongiurare che complicazioni burocratiche o barriere socioeconomiche possano in qualche modo frenare gli investimenti.  A questo punto però entra in gioco Cassa, Depositi e prestiti: saranno disponibili questi finanziamenti per le imprese private che potranno proporre dei progetti nel quadro del Piano Mattei nei paesi prioritari indicati e che porteranno dei benefici reciproci. Il ruolo di Cassa Depositi e prestiti da quindi un ulteriore spunto di analisi: se il loro ruolo è quello di garantire dei prestiti da rimborsare a seguito del successo dell’investimento, vuol dire che il totale dei fondi del Piano Mattei potrebbe potenzialmente raggiungere i 5.5 miliardi di euro annunciati, ma molto dipenderà dall’interesse che le imprese italiane manifesteranno per il progetto. Ovviamente, crediamo che il Governo italiano non si farà trovare sprovveduto, e cercherà in ogni modo di supportare e spingere innanzitutto i grandi marchi italiani (vedi Illy per il caffè nell’est dell’Africa) ad investire (ossia richiedere prestiti) nel progetto.

Due punti quindi da monitorare per il futuro: il bilanciamento tra la disponibilità dei fondi AICS e le iniziative del settore privato e soprattutto il coinvolgimento delle imprese private e l’esigenza di misruare la loro convinzione di investire nel Piano Mattei ‘’rischiando’’ dei prestiti importanti presso la Cassa.

Marco Tamburro